Purtroppo molti ragazzi/uomini soffrono di ansia da prestazione
sessuale e da comportamento sessuale. Non c'è da stupirsi che questo
disturbo risulti molto più presente nella società contemporanea piuttosto che
in passato, poiché l'importanza data alla performance in generale e al sesso
risultano molto più alti rispetto ad epoche passate e questo fa si che si
instillino dubbi sulle proprie capacità personali in tale ambito.
Alla base del problema di ansia da prestazione sta sempre la
preoccupazione circa la "sicurezza" di avere performance convincenti e la conseguente paura che giunga quel
momento tanto temuto, il fallimento, ossia la perdita dell'erezione, che
puntualmente, guarda caso, viene a verificarsi.
Questa assieme all'eiaculazione precoce sono forse le manifestazioni
ansiose più diffuse, ma esiste un'altra forma di ansia sessuale, forse meno
tenuta in considerazione in senso lato, che si lega maggiormente al
comportamento sessuale da tenere, più che alla performance: la preoccupazione, in
questo caso, riguarda la tematica del "comportamento adeguato" da
tenere in ambito sessuale. Con questa definizione intendo che la persona
si preoccupa di avere modalità e numero di partner "adeguati" a
quello del gruppo di riferimento, poiché la sua preoccupazione per l'essere
adeguato agli altri diviene tale da tentare di risolvere la situazione con modalità rocambolesche. Chiariremo meglio tra poco.
Talvolta incontriamo
persone che ci fanno salire ansia da prestazione poiché magari le riteniamo
esperte e navigate e ci sentiamo inferiori o magari perché ci sentiamo caricati
di aspettative e finiamo con il non riuscire a goderci il momento sessuale,
preoccupandoci della prestazione più che del piacere. Qualcuno tuttavia già
dopo una prestazione meno esaltante, che può capitare a tutti, o a seguito di
una critica finisce intrappolato in una ricorsività del sintomo, come mai?
Tratterò i due disturbi separatamente e cercherò di fare chiarezza soprattutto sulle soluzioni al problema.
Ansia
da prestazione sessuale:
La preoccupazioni di base sono di non essere all'altezza del partner,
di non riuscire a soddisfare le sue aspettative, o che si verifichi qualcosa
"come quella volta in cui ho fatto cilecca", o in generale una
preoccupazione che ci tenga legati alla prestazione.
Riporto un esempio tratto da La mente contro la natura, di Giorgio Nardone: Un uomo che fino a poco tempo
prima aveva avuto prestazioni sessuali formidabili si trovava con problemi di
erezione, le quali lo rendevano adesso tremendamente frustrato. Tale calo
prestazionale è risultato essere la preoccupazione scaturita dalla lettura di
un articolo in una rivista in cui si dichiarava che il maschio incorre in un
forte calo della potenza sessuale in certe condizioni. Questo ha fatto sì
che i livelli di attenzione sulla cosa si alzassero e che l'uomo cominciasse
sempre di più a temere che tale circostanza si fosse verificata veramente e che
la sua nomea di Don Giovanni andasse a naufragare. Cosa che adesso si andava
davvero avverando, ma non certo per il calo del desiderio. Il problema è invece
scaturito da tutte le manovre che la persona ha messo in atto per scongiurare
tale cattiva premonizione.
Questo è solo un esempio per rendere l'idea di come la stessa
sintomatologia, in questo caso la perdita dell'erezione, possa derivare da una
infinita serie di cause, anche da un semplice articolo letto su un giornaletto
dal dubbio valore. Per tale motivo concentrarsi sulle cause del problema talvolta ha poco significato ai fini della sua risoluzione: se il soggetto sia preoccupato perché
la cosa deriva da valori familiari, da un giornale, o da un gruppo di amici, ha
importanza relativa, ciò che mi preme è perciò indicare come giungere ad uscire dal circolo vizioso
instaurato e comprendere di conseguenza come non caderci nuovamente.
La via di uscita a questo problema risiede nella comprensione delle manovre messe
in atto per tentare di scongiurare il problema, le quali però evidentemente non hanno
funzionato. La mente si ostina a voler cercare la soluzione anche in modo non funzionale solo perché non ha ancora guardato poco oltre, non ha alternative. Per meglio riuscire a cogliere tali manovre e a far dischiudere idee su sentieri alternativo è necessario chiedersi
"come posso peggiorare la mia situazione? Se volessi che la mia situazione
peggiorasse che cosa dovrei fare? "
Spesso le cose che una persona con ansia da prestazione sessuale fa
sono: manovre prettamente mentali per
cercare di scongiurare il problema, i tentativi di nascondere il problema per
vergogna e paura del rifiuto, evitamento, messa alla prova. Tra le manovre mentali possiamo trovare il
cercare di scacciare il pensiero molesto sostituendolo con forzati pensieri
sessuali potenzialmente eccitanti e il mantenere l'attenzione vigile
sull'erezione del proprio membro per tentare di rassicurarsi che tutto sia ok.
La persona è completamente rapita dalla preoccupazione e dunque come potrà
essere partecipe nel rapporto sessuale? Una persona che costantemente monitora
lo stato della sua erezione e delle sue sensazioni finirà con il calmarsi o fomenterà ancora di più la
preoccupazione che da un momento all'altro potrebbe verificarsi l'irreparabile
perdita dell'erezione?
Anche il cercare di nascondere il problema per vergogna non fa altro
che alimentare il problema, poiché colui che soffre di ansia da prestazione sa
che l'altro si aspetta una certa performance e che quindi bisogna sforzarsi per avere una prestazione buona, con il risultato che finirà per confermare il fallimento.
Nell'esempio sopra citato tratto dal libro di Nardone, il caso viene
risolto ingiungendo al paziente di portare le sue conquiste a cena fuori in un
ottimo ristorante, di curare molti dettagli nel corteggiamento e prima di
andare a "consumare", dichiarare il suo problema. In questo modo anche se la
persona avesse "fallito", l'altro era già stato avvisato e non ci
sarebbe stata ulteriore vergogna e quindi non c'era alcun motivo per dover
bloccare i propri pensieri molesti. Inoltre la ragazza dopo una serata di corteggiamento, si sarebbe sottratta più difficilmente alle lusinghe del Casanova. Ovviamente a seguito di questo stratagemma
le notti dell'uomo sono tornate ad essere bollenti e non più frustranti,
inoltre le ragazze a seguito di questi ottimi incontri hanno considerato
quello di dichiarare una presunta impotenza sessuale, non come una cosa vera
che in quel caso non si era verificata, ma come un'astuzia da Don Giovanni per
esaltare ancora di più le proprie capacità sessuali!
Risulta evidente come a mantenere il problema siano state le tentate
soluzioni che una volta neutralizzate hanno fatto in modo che la situazione si sbloccasse.
I tentativi di soluzione possono essere diversi come ad esempio
evitare di avere rapporti per paura della figuraccia, cercare di produrre
eccitazione sessuale attraverso l'abuso di materiale pornografico e la
masturbazione o addirittura fare abuso di alcool o di droghe. In generale
possiamo dire che i tentativi possono essere di evitamento, di controllo e di
messa alla prova.
Molto utile è ancora una volta anche il metodo della scrittura (vedi postper approfondimenti); concedersi la preoccupazione, ossia buttare su carta
tutte le proprie ansie, paure, frustrazioni, sopratutto per inibire il comportamento di messa alla prova, risulta di un'efficacia straordinaria. Questo
fa in modo che nel momento in cui scriviamo smettiamo di cercare una soluzione al problema e
sfoghiamo le emozioni di preoccupazione, che risulteranno sempre meno potenti e
avranno meno potere su di noi nella misura in cui smettiamo di agire in
funzione della preoccupazione.
Ansia
da comportamento sessuale
.
L'ansia da "comportamento sessuale", può essere indipendente o legata
all'ansia da prestazione. Possiamo trovare persone che oltre all'ansia da
prestazione presentano anche comportamenti che io definisco da ansia da comportamento. Come ho
accennato sopra, le persone finite in questo circolo vizioso hanno il forte
timore che il loro comportamento sull'ambito della sessualità non sia adeguato,
non vada bene, per qualche motivo. Ovviamente tale tipo di malessere può
verificarsi anche in altri ambiti della vita, come il lavoro, le relazioni
interpersonali ed è un terreno seriamente scivoloso poiché la paura di non
andare bene, di non essere adeguati, può far intraprendere percorsi tortuosi che conducono ad auto-ingabbiare il soggetto in una forte spirale di sofferenza. In entrambi i casi sia il sesso che il comportamento a questo legato
sono vissuti non con spontaneità ma con la perenne paura di non avere un atteggiamento
o una prestazione adeguati. I problemi appoggiano quindi sulla sensazione di
inadeguatezza, ma provare un po' di inadeguatezza è
normale in una società così fortemente orientata alla stressante performance, tuttavia
ciò che mi preme illustrare in questa sede è perché il problema rimane
persistente.
Come abbiamo visto con l'ansia da prestazione, anche per l'ansia da
comportamento, il dubbio di non andare bene può esser stato instillato da una
qualsiasi fonte, il problema sono però ancora una volta i tentativi messi in
atto per scongiurare questa condanna di inadeguatezza. La persona può giungere
veramente a fare di tutto pur di non sentirsi inadeguata e colpevole di essere
tale fino anche a snaturarsi completamente.
Si può ben capire, come diceva Oscar Wilde, come questo tipo di comportamento fatto con
le migliori intenzioni, produca invece un disastro, facendo in modo che la
persona si scavi la fossa con le sue stesse mani. Purtroppo le persone che
entrano in questo circolo vizioso sono generalmente anche più diffidenti
all'abbandonare i loro tentativi di risoluzione, visto che individuano come unica alternativa
possibile a questo comportamento la condanna all'inadeguatezza. Da questa prospettiva, dunque, come si
può accettare una tale condanna a vita?
La persona per sfuggire alla pena dell'inadeguatezza, potrà
cominciare a forzarsi mentalmente per avere pensieri erotici, o pensieri positivi, si sottoporrà,
anche in questo caso, a sessioni di pornografia e masturbazione, si metterà
alla prova magari cercando di aumentare il numero di partner sessuali con
prostitute o frequentando ambienti sessuali, non per piacere ma per cercare di
risolvere il problema, si sforzerà di cercare qualcosa di sessuale ovunque il
più possibile, cercherà di scacciare tutti i suoi pensieri che gli dicono di
non avere certi comportamenti e instaurerà un'autentica battaglia con sé
stesso, battaglia nella quale però non ci sarà mai un vincitore, ma solo sconfitti.
Altrimenti, cosa che accade più spesso, si tende ad evitare qualsiasi contatto
con le cose che fanno stare male. Anche l'evitamento non serve ad altro che ad alimentare il problema, poiché si evita solo ciò che è veramente pericoloso e dannoso, per cui confermiamo sempre di più l'impossibilità di riuscire ad affrontare un contesto sessuale. La persona si sente come se stesse
letteralmente impazzendo ma non riesce ad uscire da quella gabbia auto-creata.
L'intervento di un terapeuta in questi casi è essenziale. In genere
mentre la normale ansia da prestazione può essere risolta anche piuttosto
rapidamente, l'ansia da comportamento richiede invece un lavoro più lungo,
poiché si deve giungere alla neutralizzazione delle molte azioni che alimentano il
problema, sia ad un livello mentale che pratico. Sebbene i tempi
variano a seconda delle resistenze e da quanti meccanismi di risoluzione che
non funzionano si sta mettendo in atto. Se una persona soffre sia di ansia da
prestazione che di ansia da comportamento, sarà bene cercare di migliorare la
situazione nell'ambito della seconda per poi lavorare in un secondo momento
anche sulla prima. Procedere al contrario risulterebbe abbastanza inutile,
considerato che con tutta probabilità l'ansia da prestazione è retta e
derivante dall'ansia da comportamento sessuale.
Anche in questo caso bisogna partire con il far comprendere alla
persona i tentativi fallimentari di risoluzione del problema e, uno ad uno
farli abbandonare, partendo dal più piccolo e insignificante. Anche facendo comprendere che in un momento del genere l'astinenza da sesso può essere una strada risolutrice: come quando uno sportivo ha un infortunio, lo si cura e si risolve il problema per poi tornare a gareggiare al massimo. Altrimenti se l'atleta si ostinasse a gareggiare infortunato, non farebbe altro che confermare ogni volta il suo fallimento. Per tale scopo
spesso le prescrizioni paradossali risultano molto funzionali. Per esempio
prescrivere alla persona di fare uso della pornografia per 30 minuti al giorno,
ma 30 minuti esatti, né un minuto di più, né un minuto di meno, fa sì che
paradossalmente il sintomo vada calando. Inoltre è importante discutere con la
persona circa l'argomento inadeguatezza per portarla a rivedere la sua
posizione attraverso domande stringenti del tipo: "se lei vuole fortemente
sentirsi adeguato, mi sa dire secondo lei quale è un comportamento adeguato e
quale è uno inadeguato? Esiste un criterio inequivocabile per stabilire
l'adeguatezza in un ambito come la sessualità?" Con molta probabilità la persona arriverà alla conclusione che non
esiste un criterio inequivocabile per l'adeguatezza o inadeguatezza nel campo
della sessualità. A quel punto bisognerà interrogarlo con una domanda tipo:
"Se non è possibile stabilire un criterio inequivocabile crede che cercare
soluzioni all'inadeguatezza produrrà certezze o ancora più dubbi e
sofferenza?". La persona converrà di sicuro che cercare di risolvere la
cosa in questo modo crea più sofferenza. Certo questo non basta a convincere la
persona e sono necessarie prescrizioni ad hoc affinché possa smettere di
cercare di risolvere l'inadeguatezza su una cosa su cui non si può stabilire un
livello.
Anche in questo caso la scrittura ha un ruolo fondamentale poiché,
scrivendo tutti questi pensieri che spingono ad azioni irrazionali, si fa in modo da bloccare la messa in atto di
tali assunti che spingono ad agire per calmare l'ansia. Finendo con
l'indebolire il pensiero di inadeguatezza. Si porta così il soggetto a capire
che per uscire dallo stato di ansia e dalla sensazione di inadeguatezza non si può fare altro che passarvici nel
mezzo a livello emotivo: tentare di evitare o di costringersi a non vedere il problema porta solo a peggiorare le cose.
Il succo della faccenda è che bisogna accettare i propri stati emotivi
e lasciarli fluire senza cercare di bloccarli o risolverli, perché, come già
sottolineato spesso, non si fa altro che aggravare la situazione. In questo
l'approccio strategico risulta essere tra i più brillanti e funzionali che io
abbia visto e sperimentato in prima persona.
Per approfondimenti sulla terapie breve strategica si consulti: http://www.centroditerapiastrategica.org/
Grazie
a tutti!
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