Salite il primo gradino con fiducia. Non occorre vedere tutta la scala, salite il primo gradino.
- Martin Luther King-
Spesso ci troviamo di fronte a delle situazioni che ci fanno preoccupare, talvolta molto, e che ci causano ansia. Questo è assolutamente normale e capita a tutti, ma ci sono purtroppo dei casi in cui rimaniamo intrappolati nei nostri stessi pensieri ansiosi e ne diventiamo succubi, magari anche ripetendo azioni compulsive che condizionano la nostra vita e quella delle persone che ci stanno a fianco. Sto parlando di quello che psichiatri e psicologi classificano con il nome di disturbo ossessivo compulsivo. Non mi piace molto usare le etichette dei nomi dei disturbi, poiché personalmente considero ogni persona con un problema psicologico soltanto come una persona che soffre, che per qualche motivo ha sviluppato certe modalità che la portano a stare male e che sta cercando in tutti i modi di ritrovare la serenità che si merita. Usare le etichette come “borderline”, “bipolare”, “ossessivo-compulsivo”, spesso non fa altro che far sentire la persona ancora più condannata, classificata come pazza, con il risultato di farla sentire ancora più vittima di quanto non si senta, coadiuvando così uno stato depressivo. Per tale ragione preferisco evitatrle per quanto possibile.
La radice di questo problema, come la maggior parte dei problemi psicologici, è il rifiuto, la non accettazione e il conseguente tentativo di risoluzione. Mi spiego meglio. La mente è uno strumento magnifico che ci permette, attraverso l'uso della ragione, di risolvere la maggior parte delle cose della vita. Se per esempio volessi cambiare i mobili di casa, perchè non mi piacciono più, posso decidere di buttare via quelli vecchi e comprarne dei nuovi o se un particolare tipo di cibo fa male al mio organismo basta che eviti quel cibo per non avere alcun problema. Applicare però questo tipo di pensiero lineare ai pensieri e alle emozioni non va sempre altrettanto bene, poiché la mente funziona anche in modo non lineare e illogico. Ogni volta che ho delle preoccupazioni forti o un’emozione che non mi piace, cercare di cambiarle, di eliminarle, di evitarle o di trovare rassicurazioni inutili, non fa altro che mantenere o aumentare il problema.
Spesso convinzioni che arrivano da valori genitoriali, chiesa, amici, TV e media, purtroppo anche terapeuti (o comunque sia una qualsivoglia figura la cui importanza e la sua credibilità ai nostri occhi sia buona), non sono sempre buon nutrimento per noi e così purtroppo, a fin di bene, pensando di fare la cosa giusta, cerchiamo di cambiare noi stessi per adeguarci a questi illuminati insegnamenti, o altre volte cominciamo ad evitare di confrontarci con la vita per paura di qualcosa. In generale pensieri ossessivi e compulsioni sono comunque legati alla convinzione di dover scongiurare un pericolo, di dover risolvere una preoccupazione o di dover allontanare qualche pensiero doloroso. Una regola generale è che ogni emozione ed ogni pensiero ha bisogno di trovare il suo sfogo, la sua accettazione, ogni cosa che viene censurata può causare sintomi psicologici. Il problema rimane sempre come portare la persona ad uscire da questa gabbia mentale per ritrovare la sua serenità.
Delimitare il campo è molto difficile poiché è in pratica possibile sviluppare ossessioni praticamente su qualsiasi cosa diventi una preoccupazione, con diversi gradi e livelli di intensità. Si può essere ossessionati dall’igiene, dalla salute, dai fantasmi, dal sesso, dalla prestazione, dall’essere anormali, dal non commettere omicidi e via dicendo, l’elenco sarebbe davvero interminabile.
Facciamo un paio di esempi. Un disturbo ossessivo compulsivo molto comune è quello legato all’igiene e alla pulizia, l’intento della persona sarebbe quello di prevenire malattie e infezioni preoccupandosi di pulire e sterilizzare infinite volte al giorno qualsiasi cosa, spesso anche il corpo stesso. Il problema è che quando si potrà mai arrivare a stabilire di essersi messi totalmente al sicuro? Mai, perché la fonte di contagio può essere così imprevedibile che porta la persona veramente ad impazzire pur di tenere sotto controllo queste variabili incontrollabili. Nei casi più gravi la persona non esce di casa per paura di contagi o impedisce pure ai propri figli di uscire.
Un altro esempio abbastanza comune è la preoccupazione assillante di fare la cosa giusta in ogni momento e in ogni situazione. L'individuo in questo caso è assillato dal dubbio che agendo in un modo x potrebbe comunque agire in modo y o z, che magari sarebbero, a suo giudizio, più adeguati. Ma nessuna scelta finisce con l'essere accettabile razionalmente e l'individuo e rimane paralizzato, non sapendo che cosa scegliere di fare. Ogni azione è quindi sbagliata e così la persona, affetta da questa preoccupazione, non vive niente appieno, ma è costantemente preoccupata che l'azione che compie o che i pensieri che produce non siano giusti o adeguati.
Conosco purtroppo anche diversi ragazzi che hanno sviluppato un pensiero ossessivo compulsivo sul sesso. Il confronto con dei modelli li ha portati a mettere in dubbio le capacità prestazionali: bisogna essere spavaldi, intrepidi, cogliere le occasioni e avere sempre voglia di fare sesso con molti partner. Questo ha fatto sì che queste persone mettessero in dubbio la genuinità di una parte di loro stessi, considerata carente, e presi dall’ansia di sentirsi come gli altri hanno cominciato a mettersi alla prova forzandosi in situazioni sessuali non proprio volute, ma "dovute". Il risultato di queste esperienze ovviamente è che sono state totalmente non appaganti e hanno portano i ragazzi a sentirsi ancora più frustrati perché dicono di “non riuscire a sentire le cose che dovrebbero sentire”. Ogni tentativo di colmare questa falsa inadeguatezza non fa altro che scavare la fossa alla persona stessa, finendo in una spirale senza fine, poiché non è possibile stabile razionalmente e con certezza quale sia “il modo giusto” di vivere la sessualità e quale sia la reale soglia di adeguatezza o inadeguatezza.
In ogni caso, qualsiasi sia la apprensione che assilla, il dubbio può portare a mettere in pratica una serie di manovre pur di calmare l’ansia, senza però che ci si accorga che, seguendola, non si fa altro che alimentarla. Chiariamo tuttavia che le preoccupazioni sono una cosa naturale e sana poiché è normale preoccuparsi dell’igiene così come è normale preoccuparsi un po’ di migliorare le proprie capacità in ogni campo, tuttavia quando la preoccupazioni divengono irrazionali, sproporzionate e vengono seguite con un comportamento volto a risolvere inutilmente il problema, si può arrivare ad entrare in questa gabbia di sofferenza.
Qualcuno potrebbe pensare che quindi per non cadere in un disturbo ossessivo compulsivo sia sufficiente non preoccuparsi. La risposta è no, perché attenzione, anche preoccuparsi di non preoccuparsi è una preoccupazione e se cominciate a mettere in atto delle strategie mentali per non preoccuparvi, finirete ossessionati dall’avere una preoccupazione, dovrete così alzare il controllo sui pensieri in un gioco interminabile. Scusate il giro di parole ma è esattamente così: non è possibile giungere a non preoccuparsi mai e non avere preoccupazioni esagerate o strampalate, ma si può imparare ad avere una corretta gestione della preoccupazione. In altre parole bisogna imparare a comprendere che anche le preoccupazioni fanno parte della vita e bisogna accettarne la presenza, non sempre cercando di risolverle, specie quando sono così irrazionali. Ricordiamo che solo i morti non si preoccupano mai e non soffrono mai.
Attenzione però ai consigli dati dal buon senso; molti arrivano a consigliarti in casi come questi: “smetti di pensarci, trova il modo per non preoccuparti!”, ma mai consiglio è più dannoso! Sono sicuro che qualcuno starà pensando che sono impazzito del tutto dicendo questo. Ma lasciate che vi spieghi meglio una cosa che ho accennato in altri miei post. Dire ad una persona che non deve preoccuparsi equivale a dirgli ancora che si deve preoccupare di non preoccuparsi e probabilmente la persona cercherà di trovare altre soluzioni per scacciare la prima preoccupazione, per non pensarci, con il risultato che ovviamente i pensieri saranno ancora più assillanti e si sarà creata una seconda preoccupazione.
Imparando invece a concedersi i pensieri ossessivi senza però metterli in pratica, porta a spezzare questa catena e a ristabilire la normale situazione psicologica. Il problema è che non sempre è facile portare le persone a questo risultato, poiché esse continuano a cercare una soluzione nel controllo o nella fuga.
Attenzione però ai consigli dati dal buon senso; molti arrivano a consigliarti in casi come questi: “smetti di pensarci, trova il modo per non preoccuparti!”, ma mai consiglio è più dannoso! Sono sicuro che qualcuno starà pensando che sono impazzito del tutto dicendo questo. Ma lasciate che vi spieghi meglio una cosa che ho accennato in altri miei post. Dire ad una persona che non deve preoccuparsi equivale a dirgli ancora che si deve preoccupare di non preoccuparsi e probabilmente la persona cercherà di trovare altre soluzioni per scacciare la prima preoccupazione, per non pensarci, con il risultato che ovviamente i pensieri saranno ancora più assillanti e si sarà creata una seconda preoccupazione.
Imparando invece a concedersi i pensieri ossessivi senza però metterli in pratica, porta a spezzare questa catena e a ristabilire la normale situazione psicologica. Il problema è che non sempre è facile portare le persone a questo risultato, poiché esse continuano a cercare una soluzione nel controllo o nella fuga.
Forse alcuni si domanderanno che cosa voglia dire "concedersi i pensieri ossessivi": significa permettere ai pensieri di essere formulati liberamente, significa lasciar sfogare questa preoccupazione senza però fare niente per risolverla, lasciando che l'emozione che ne deriva venga fuori naturalmente. Ancora una volta il metodo principe per fare questo è la scrittura. Riversare in parole i propri pensieri strampalati fa in modo tale che essi si sfoghino senza però essere messi in pratica. Procedendo in questo modo, a poco a poco i pensieri non seguiti diventeranno meno potenti e spariranno da soli. Ricordatevi inoltre che ogni volta che metterete in pratica uno di questi pensieri assurdi starete peggiorando la vostra situazione. Nessuno vi impedirà di farlo, ma se lo farete siate solo coscienti che state alimentando o peggiorando la vostra situazione. Non dovete dunque prendervela con i vostri pensieri e le vostre emozioni, ma capire che non si può mettere in pratica un pensiero del genere, perché è falso e dannoso e non può essere risolto razionalmente. Smettere di attuare le soluzioni che non funzionano porta alla risoluzione del problema.
Si tratta di concedersi proprio quei pensieri ed emozioni che ci spaventano, che vorremmo evitare, che ci preoccupano, poiché una volta concessi e accettati, spariranno da soli. Ricordatevi che questi pensieri del tutto irrazionali non sono veri, sono esagerati, ed è per questo che bisogna lasciarli sfogare ma non seguirli! Tentare di non avere questi pensieri complica ulteriormente la situazione poiché, come ho spiegato, si creerebbe un problema del problema.
Un altro buon consiglio, specie nei casi in cui il problema sia l'eccessivo controllo, è quello di stimolare l'immaginazione. Magari immaginarsi come sarebbe la propria vita se tra tre giorni i nostri problemi psicologici fossero risolti, volare sulle ali della fantasia e immaginare che cosa potremmo dunque fare, come ci sentiremmo, che cosa pianificheremmo. Bisogna farlo come se fossimo sicuri che questo accada, come se avessimo vinto ad una lotteria e fossimo assolutamente sicuri che i soldi verranno dati a breve. Questo esercizio è molto utile per vedere la via di uscita e provare quelle sensazioni positive che proveremmo se tutto fosse ok. Purtroppo in casi più gravi questo esercizio è difficile da eseguire poiché la persona è troppo intrappolata razionalmente e continua a cercare la via di uscita nei suoi tentativi di risoluzione. Ma quando la situazione comincia a sbloccarsi, questo esercizio facilita e velocizza la guarigione.
Bisogna armarsi di molta pazienza e sapere che la strada per il miglioramento è fatta di due passi avanti ed uno indietro, sempre. Per cui non dovrete stupirvi se dopo qualche miglioramento avrete di nuovo una "ricaduta", è assolutamente normale e fa parte del processo di miglioramento, non perdetevi d'animo e continuate ad andare avanti. A volte la risoluzione è veloce, altre volte richiede più tempo, ma continuando sulla giusta strada i risultati arriveranno! Continuate a concedervi con dolcezza i pensieri e le emozioni, formulateli tranquillamente, rilassandovi, magari portando gli occhi in alto come se immaginaste qualcosa e quando sarete tranquilli capirete da soli che cosa ha senso mettere in pratica e che cosa no.
Grazie a tutti!
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