- Anonimo -
In questa sede non voglio
definire con esattezza che cosa sia la depressione o perché ci si finisca. Mi
preme invece di parlarvi della mia visione su questo argomento, sperimentata
sulla mia pelle, che va a collidere però con molte correnti di pensiero
psicologiche e probabilmente anche con l'idea di molti lettori. La base non è
certo niente di nuovo, come potrete vedere, ma è stata la cosa più efficace che
mi ha permesso di impadronirmi di nuovo della mia vita.
Ogni volta che ho letto libri,
articoli e post, sull'argomento depressione molti autori di diverse scuole
psicologiche puntano a far assumere il controllo dei pensieri alla persona, in
modo da cambiarli, e nel frattempo cercano di farla agire il più possibile. Molti
però finiscono dicendoti che la depressione è una cosa sbagliata perché i
pensieri che hai sono sbagliati. Non voglio intraprendere battaglie ideologiche
inutili e controproducenti, ma pongo soltanto una domanda: combattere una battaglia contro i propri pensieri porterà a cambiarli
o ad esacerbare un pregresso conflitto con sé stessi? Sì perché ogni
persona depressa di fondo non si ama ed è in conflitto con sé stessa. Si
ritorna al paradosso: "Controlla i tuoi pensieri ma sii spontaneo" e
onestamente continuo a non capire come mai molti continuino ad avvalersi di questo
strumento oltremodo controproducente. Trovo anche incredibile pensare come si
possa facilitare l'uscita dalla depressione continuando a trasmettere il
messaggio "sei sbagliato, devi cambiare, sei in depressione perché in te
qualcosa non va, devi sforzarti di cambiare, è tua responsabilità se ci sei
finito". A mio avviso è proprio questo sequenza di messaggi la trappola numero
uno che non fa uscire dalla depressione.
Verosimilmente una persona che
finisce in depressione percepisce se stessa o il mondo esterno come sbagliati,
sente di non andare bene, di essere spesso fuori luogo e per evitare questo
diviene "iper-esigente" con se stessa criticandosi aspramente. La
critica a sé stessi è solo un modo per cercare di spronarsi ad essere i
migliori, pensando che così facendo cambieranno le cose, che ci si sentirà
finalmente apprezzati e al pari con gli altri. La critica a sé stessi è solo un
erroneo tentativo di risoluzione, che fa stare peggio e mantiene il problema.
Ma qual è allora il problema maggiore per il quale si cade in depressione? Lasciate
che vi dica senza troppe perifrasi che si tratta del giudizio sullo stato
dell'umore. Tutti noi abbiamo passato momenti in cui eravamo colmi di pensieri
poco belli, i quali però dopo un po' sono spariti da soli e hanno lasciato il
posto al sereno. Con il diventare
adulti, e il conseguente aumento delle responsabilità, la società chiede di
essere pimpanti, brillanti, sempre con il sorriso sulle labbra, di proiettare
un'immagine vincente. Essere di cattivo umore non è ammesso. Ecco allora che
fin da piccoli impariamo dai grandi che quel tipo di emozione è qualcosa di
brutto e che andrebbe provata il meno possibile. Così pian piano maturiamo la
convinzione che vorremmo disfarci della tristezza ed essere SEMPRE FELICI. Ma
la felicità è una trappola, poiché NON E' POSSIBILE ESSERE ETERNAMENTE FELICI,
tutto è fatto di alternanze, giorno e notte, inspirazione ed espirazione, ogni
cosa e il suo contrario devono coesistere per natura. Ma no, noi esseri umani
dobbiamo essere fuori dalla natura e dobbiamo essere solo ed esclusivamente
felici! Permettetemi di dire: che assurdità!
Alla fine la depressione permane
perché abbiamo radicato in noi la convinzione che dovremmo sempre stare bene,
che non dovremmo avere mai momenti GIUSTAMENTE E NATURALMENTE TRISTI. Una
persona depressa ha pensieri negativi anche quando la situazione andrebbe bene
solo perché non si è ancora permesso di elaborare una situazione precedente.
Purtroppo vedo spesso scritto sui forum di discussione, in cui si parla di
depressione, frasi tipo: "non lascerò che mi prenda di nuovo la
malinconia", "non permetterò alla mia mente di farmi sentire
triste", "non smetterò mai di lottare contro questi pensieri
assurdi". Queste persone, convinte di fare bene, non si rendono conto che
è proprio questo l'atteggiamento che non le farà mai uscire dallo stato
depressivo. Lottare contro se stessi porterà mai alla risoluzione di un
problema?
Quindi? Che cosa bisogna fare?
Starsene con le mani in mano e subire questa condizione? Certo che no, non si
tratta certo di subire si tratta di PERMETTERSI DI STARE CON I PENSIERI E LE
EMOZIONI DEPRESSIVE QUANDO ARRIVANO, CONCEDENDOSI DI CONSIDERARE QUEI PENSIERI
GIUSTI E NORMALI. Quando dei pensieri tristi si sono formati avevano un legame
con le cose accadute, avevano un senso ed erano giusti, ma nel momento in cui
abbiamo detto "no non devo pensare questo, sarò forte", ecco che
questi pensieri hanno ristagnato ed hanno causato il disturbo della
depressione. In altre parole la depressione è un modo della mente per cercare
di far uscire coattivamente cose che dovevano essere espulse quando si
presentavano. CONCEDITI VOLUTAMENTE I PENSIERI E LE EMOZIONI CHE GIUDICATE COME
NEGATIVI ANZICHE' CERCARE DI CAMBIARLI, SONO PENSIERI GIUSTI ED HANNO UN SENSO,
TU SEI GIUSTO ED HAI UN SENSO, SEI NORMALE. Sono quelli a dire che non dovresti
stare così che non sono normali! Hai il diritto di avere pensieri malinconici,
hai il diritto di avere pensieri di dispiacere, perché non concedersi i
pensieri d'invidia e rabbia? Che c'è di male? Sono solo pensieri. Hai tutto il
diritto di stare in depressione, anzi concediti tutti i giorni uno spazio
dedicato ai pensieri depressivi! Comincia a considerarla come qualcosa di
giusto, di naturale, perché così è! Difendi il tuo stato emotivo poiché è
giusto e legittimo, non lasciare che siano gli altri a dirti come ti devi
sentire! Il tuo stato emotivo è giusto e naturale, lascia che venga,
accompagnalo, permettitelo ed esso sparirà! Con questo intendo che questi
pensieri devono essere concessi, ma mai messi in pratica. Facciamo qualche
esempio:
"E' inutile che cerchi
lavoro, nessuno ha bisogno delle mie capacità, non ho molto da offrire e poi
starei male ad ogni piccola critica in un mondo così competitivo, mi sento
sbagliato/a, dovrei fare di più ma non ce la faccio". Bene, questo
pensiero è assolutamente naturale poiché vi sarà capitato qualcuno che
ripetutamente vi avrà sminuito, ferito e detto che non andavate abbastanza bene
ed è normale che voi abbiate pensato questo. Sicuramente per evitare di imbattervi
nella conferma che non eravate in grado vi siete rimproverati e avete cercato
di dare il massimo, ma forse non è stato valorizzato ugualmente. Concedetevi comunque di avere questo pensiero
con tranquillità e dolcezza (ditevi proprio: me lo concedo) e permettete che
venga fuori l'emozione che accompagna questo pensiero, provate a considerarlo
giusto e legittimo (lo è) e per questo potete rilassarvi. Non avete bisogno di
fare altro, solo questo tutte le volte che vengono fuori pensieri ed emozioni
depressive. Vi renderete conto che il solo fatto di considerare legittimo
questo pensiero vi da energia e che la carica negativa a poco a poco si va
affievolendo. Questo significa permettersi il pensiero depressivo, senza
cercare di cambiarlo, ma legittimandolo. Il vostro pensiero di inutilità è
corretto, non è sbagliato, lasciate che venga, consideratelo oggettivamente
legittimo ed esso sparirà da solo e sentirete di nuovo la voglia di andare a
cercare un lavoro. Sparita la carica emotiva forte riuscirete ad usare la
razionalità con molta più facilità, cosa che prima era invece difficile.
Soltanto liberando la mente dai pensieri emotivi si riconquista il potere su sé
stessi e per liberare la mente non bisogna fare altro che dare il permesso ai
pensieri ed alle emozioni di scorrere, di esistere dentro di noi. Se invece vi
dite "no, non dovrei avere questo pensiero o questa brutta emozione, perché
ho sempre questi pensieri assurdi, dovrei sentire determinazione e voglia di
fare", anche se andrete a cercare lavoro e vi sforzerete di compiere
l'azione voluta, dentro di voi ci sarà questo conflitto interno e farete
estrema fatica ad agire razionalmente, starete male, e poi finirete con
l'arrabbiarvi con voi stessi perché state in quel modo. Rimane
tuttavia vero che non si può sempre aspettare che le condizioni siano perfette
per agire, perché si finirebbe con il non agire mai, un minimo di forza di
volontà ci va comunque messa, sempre.
Ogni volta che vi concederete uno
spazio per il permesso sarete un passo fuori dalla depressione. All'inizio potrà
non esser facile poiché è probabile che sia molto radicata la convinzione che i
vostri pensieri siano sbagliati, ma vi assicuro che se vi concederete tutti
quei pensieri che giudicavate sbagliati, con tranquillità e dolcezza, tornerete
velocemente a quell'equilibrio che avevate perduto. Ripeto, uno dei motori
della depressione è l'idea di non dover stare così, l'idea che le vostre emozioni
e i vostri pensieri siano sbagliati. Cominciate a darvi ragione dei vostri
stati emotivi, a volte bastano una manciata di minuti di
"permesso", per vedere dei
grandissimi risultati. Con questo non dico che sarete sempre felici, che è
impossibile, ma che i vostri stati emotivi riprenderanno ad alternarsi in un
sano equilibrio, avvertendo però uno stato di benessere.
Sono comunque validi consigli cercare di agire più che si può, praticare attività sportiva, yoga, vedere persone, curare il proprio aspetto e il proprio ambiente e fare tutte quelle cose che piacciono. Anche queste cose sono molto importanti perché aiutano a spezzare la catena del "dover essere", che è ciò che molto spesso conduce in depressione. Fare tutte queste senza però concedersi uno spazio di accettazione delle proprie emozioni e dei propri pensieri risulta a mio avviso di scarsa efficacia e può risultare solo un ennesimo dovere paradossale: "devo divertirmi".
Sono comunque validi consigli cercare di agire più che si può, praticare attività sportiva, yoga, vedere persone, curare il proprio aspetto e il proprio ambiente e fare tutte quelle cose che piacciono. Anche queste cose sono molto importanti perché aiutano a spezzare la catena del "dover essere", che è ciò che molto spesso conduce in depressione. Fare tutte queste senza però concedersi uno spazio di accettazione delle proprie emozioni e dei propri pensieri risulta a mio avviso di scarsa efficacia e può risultare solo un ennesimo dovere paradossale: "devo divertirmi".
Mi auguro di cuore che questo
articolo possa esser letto ed aiutare tutti coloro che si trovano in questa
condizione.
Come sempre i commenti sono ben
accetti.
Grazie a tutti!