domenica 16 dicembre 2012

Agisci per essere, continua ad agire per continuare ad essere: l'importanza del "come se"




Qualsiasi meditazione, qualsiasi esercizio psicologico, qualsiasi progetto di evoluzione non potrà trovare compimento se non viene affiancato da azioni. Le intenzioni non sono sufficienti a far sentire una persona realizzata e soddisfatta. Gli intenti se non sono uniti all'azione non porteranno risultati, così come,  un'azione vuota, priva di intenti, fatta per dovere, agita in modo passivo, porterà solo ad esiti negativi, questi ultimi forse ancora più gravi dei primi.
Lavorare su sé stessi, condursi verso uno stato di benessere, significa sia pensare che agire, entrambe le cose sono indispensabili.

A tal proposito è necessario comprendere una cosa molto importante: agire un pensiero, significa approvarlo, validarlo, renderlo concreto e quindi una verità. In altre parole se io agisco un pensiero di inadeguatezza e mi isolo, rendo ancor più vera e valida la mia inadeguatezza ai miei stessi occhi, se io agisco un pensiero di amore per me stesso,  confermo alla mia mente che sono una persona che in quell'occasione si è amata. Tale conferma ripetuta più volte diventa una verità automatica. Questo è il motivo per cui le azioni rivestono così tanta importanza.

Quello dell'azione è un problema molto attuale specialmente in Italia. Le difficoltà nel trovare un lavoro, affossano sempre di più le persone nell'inattività, poiché senza lavoro non si può neppure spendere e quindi è molto più difficile dedicarci ad attività e svaghi. Molte persone finiscono quindi con il passare le loro giornate in casa passando dalla tv al computer, dal letto alla cucina e, con il susseguirsi dei giorni, di giornate in questo modo, altre cose cominciano a perdere di valore, tutto sembra svuotarsi di senso, sembra che ogni attività diventi ogni giorno più difficile da compiere.

Di contro però va sottolineato che la società occidentale ha sempre esaltato l'azione, con gli esiti positivi di cui noi tutti ci possiamo giovare quotidianamente, ma tale importanza è stata forse fin troppo forte. Il messaggio da cui siamo bombardati costantemente è "AGISCI", ma questo si tramuta velocemente in "DEVI AGIRE": devi farti una posizione, devi avere una vita avventurosa, devi essere pieno di interessi, devi fare soldi, devi lavorare tanto, devi, devi e ancora devi. Questo è il motivo per cui molte persone collassano sotto una tale pressione e finiscono in stati di malessere, inadeguatezza, insicurezza più o meno forti. La situazione si fa ancora più grave quando si va ad agire cose per "dovere morale": parole pericolosissime usate purtroppo molto spesso da persone di potere. Non voglio addentrarmi oltre questo argomento, ma basti dire che sotto queste parole si può legittimare qualsiasi cosa, anche le più orribili, come le crociate, la caccia alle streghe e agli omosessuali e le persecuzioni xenofobe. Qualsiasi cosa può diventare un dovere morale, anche la repressione di sé stessi. Fate molta attenzione, sicuramente la società vi ha fatto assorbire questa pericolosa nozione, se ne siete consapevoli, pensateci bene prima di agire un pensiero in questa direzione.

Ma torniamo all'argomento principale del post. Come possiamo cominciare a confermare a sé stessi, grazie all'azione, che siamo persone meritevoli, capaci, con un grande potenziale? Per questo ci viene in aiuto lo strumento del "come se".
"Come se" significa  cominciare ad agire piccolissime cose, dettagli, minuzie, come se tu fossi quella persona che hai sempre immaginato di essere, come se tu possedessi quelle doti che avresti sempre voluto possedere. È molto importante agire piccole cose "come se" foste la persona che avreste sempre desiderato essere, quella persona che sognate quando fate gli esercizi di scrittura immaginativa.
Se nei tuoi sogni sei una persona estroversa che riesce a parlare con tutti, fai un semplice esperimento, prova ad agire un poco come se tu riuscissi a interloquire benissimo con tutti quanti, non sono necessarie grandi cose, ma piccoli, piccolissimi passi, come per esempio chiedere l'ora, o domandare tra quanto arriva l'autobus o cose del genere. Se ti rivolgi alle persone con gentilezza forse ti accorgerai che raramente le persone si rifiuteranno di risponderti, o ti risponderanno con un no secco.
Prova soltanto a farti una domanda nel corso della giornata: che cosa farebbe il mio io ideale in questa situazione? Già soltanto porsi in questa prospettiva apre il pensiero verso la soluzione, anziché finire affossati nel problema; se poi tramutiamo in azione questi pensieri, il nostro io ideale diverrà sempre più realtà in un circolo virtuoso di soddisfazioni e benessere. Ricordatevi che la cosa più importante è che stiate bene.
Questa semplice pratica ha un potere sensazionale, fortissimo, capace di far ribaltare molti stati di malessere che apparivano alla persona senza speranza.  Non cercate però di strafare, lo so che il vostro obiettivo è stare bene il prima possibile, ma proprio per questo dovrete procedere a piccoli passi: "andare piano per arrivare prima".

Questo procedimento si può applicare a moltissimi casi come insicurezza, paura, senso di inadeguatezza e anche in casi gravi: agire per piccolissimi passi ciò che fa stare bene, porta ad un rapido miglioramento della situazione. Il primo problema spesso è proprio accettare di dover compiere piccoli passi, si ha sempre tutti fretta di correre e per questo ci si forza a compiere azioni troppo grandi, spinti spesso dai cattivi consigli del "devi agire". L'azione è importantissima, ma la prima azione che bisogna imparare a mettere in pratica è l'amore e il rispetto per se stessi, per i propri tempi, per i propri gusti. Cominciamo dunque da questo, immaginiamoci come ci tratteremo se fossimo fuori dai nostri soliti meccanismi e mettiamolo in pratica per piccolissimi steps. Possiamo concederci qualcosa di piacevole e coccolante, valorizzare un poco il nostro aspetto fisico, o semplicemente mettere in ordine l'ambiente in cui viviamo, piccole cose, ma che sommate insieme fanno molta, moltissima differenza. Non dobbiamo farlo per dovere, altrimenti continueremo a confermare che la vita per noi è solo un dovere, dobbiamo farlo per mettere in pratica la vita ideale che vorremmo. Il dovere è una componente importante, utile, da non demonizzare, ma ovviamente in questa sede si parla di un eccesso di dovere per cose che apparterrebbero al dominio del piacere, come uscire, fare l'amore, avere interessi.

Se siete senza lavoro e vi siete ritrovati nella condizione descritta sopra, ponetevi lo stesso quesito: che cosa farei se questa fosse una situazione positiva? Potrebbero saltare fuori modi di cercare lavoro  a cui ancora non avevate pensato o magari potreste scoprire che avere così tanto tempo a disposizione può diventare una risorsa, basta iniziare ad agire "come se" fosse proprio così! Non importa crederci da subito, sperimentatelo semplicemente.

Grazie a tutti!!

domenica 9 dicembre 2012

Depressione: riprendersi i sogni e le volontà!




Il primo passo per ottenere dalla vita le cose che volete, è decidere cosa volete.
- Ben Stein-

Se avete provato a concedervi i vostri pensieri e le vostre emozioni "negative" e i vostri pensieri ansiosi e di paura quotidianamente, vi sarete resi conto che con il passare dei giorni la voglia di concentrarvi solo sui lati spiacevoli di voi e della vita andava diminuendo e probabilmente in voi sarà cominciata a scattare una molla emotiva e non solo razionale: la voglia di essere felici. Se vi siete concessi con dolcezza i vostri pensieri finora evitati, vi sarete resi cono che il pensiero razionale volontario sta tornando ad essere uno strumento che funziona per indirizzare la vostra vita. A questi punto è necessario mettersi ancora con più impegno al timone di voi stessi e guidarvi verso una vita soddisfacente. Facciamo il punto della situazione e vediamo come procedere al meglio.

La prima cosa che molti chiedono è "che cosa devo fare per stare bene?". Notare che questa domanda ha insito un paradosso, come si può fare qualcosa per dovere imposto che faccia stare bene? Ovviamente è impossibile. Non si può cercare la risposta nel "devo", ma nella volontà, nel voglio, che è legato ai propri sogni. Molte persone che sono cadute in depressione hanno smesso volontariamente di sognare, di immaginare, poiché hanno visto fallire le loro aspettative, i loro sogni non si sono realizzati e si sono trovati a dover scegliere delle cose che non avrebbero voluto. La conseguenza è un pensiero di impotenza, di non poter fare altro che subire la vita. Ovviamente anche questo pensiero va concesso, va sfogato assieme agli altri e bisogna lasciarsi lo spazio per legittimarsi: è vero, la vita ha portato a dover rinunciare a certi sogni e la delusione che ne deriva è umana e comprensibile. Per tutti è così, nessuno ha mai realizzato tutti i suoi sogni, ce ne saranno sempre alcuni realizzabili e altri invece a cui dovremo rinunciare. La delusione arriva, va messa in conto, ma se lasciata sfogare  passa e il nostro stato emotivo torna ad equilibrarsi; se invece cominciamo a mettere in pratica questo pensiero, smettendo volontariamente di sognare e di agire quelle cose che ci fanno stare così bene, o viceversa ci rifiutiamo di sentire la delusione è chiaro che la depressione prenderà il sopravvento.
Solo quando vi renderete conto che il produrre pensieri razionali volontari influenzerà  di nuovo il vostro stato d'animo, allora potrete passare alla seconda fase!

Prendetevi dieci minuti nella vostra giornata, in un momento in cui non c'è pressione,  procuratevi carta e penna o usate pure anche un word processor di un computer, a vostra discrezione e cominciate a scrivere quello che sognate per la vostra vita, non curandovi del fatto che siano cose realizzabili o meno, non preoccupandosi del fatto se le porterete a termine o no o se sono vere o meno. Date un largo spazio anche a come sareste voi nei vostri sogni, soprattutto a livello emotivo e di comportamento. Datevi il permesso di volare sulle ali della fantasia come facevate da bambini, senza alcuna finalità concreta o razionale, solo per darsi un momento per immaginarsi come sarebbe la vostra vita ideale. Sognatela, immaginatela, scrivetela: ogni cosa che vi piacerebbe va benissimo. Mentre immaginate cosa scrivere portate gli occhi in alto senza fissare alcun punto preciso,  questo aiuta molto a stimolare il pensiero immaginativo.

Es: Sarei vestito bene, con il sorriso sulle labbra, uscirei spesso con i molti amici che ho, sarei una persona ottimista che sa godersi la vita, gioirei della mia casa stupenda arredata in stile moderno, che vivo assieme alla mia compagna/o. Vivrei intensamente ogni cosa, le vacanze, l'amore, l'avventura, mi sentirei come un bambino desideroso di novità e di vita. Andrei in giro per il mondo a visitare paesi e culture, la mia vita sarebbe facile e tranquilla. Sarei rilassato nella mia piscina di casa, perché ho imparato a gestire le preoccupazioni, mi sentirei soddisfatto di me e della mia vita. Etc.

Dopo un po' che avrete preso dimestichezza con questa pratica potrete farlo anche senza l'ausilio della scrittura, sfruttando magari dei momenti morti della giornata, come sui mezzi pubblici, in fila dal dottore o negli uffici. Bastano veramente pochi minuti.

Un altro esercizio simile al precedente, ma complementare, è quello di scrivere invece non tanto ciò che desideriamo, ma ciò che vogliamo. Qualcuno si domanderà: ma ciò che vogliamo non è uguale a ciò che desideriamo? Non del tutto. Il desiderio è qualcosa di astratto, un mero viaggio di fantasia, il voglio si lega di più all'azione  e alla concretezza. Nelle persone depresse sia l'immaginazione che la volontà si sono affievoliti mettendo in pratica pensieri di impotenza, è l'ora di risvegliarli! Le frasi è meglio che siano abbastanza generali e non troppo specifiche e sarebbe bene che riguardassero soprattutto voi, poiché sugli altri spesso (e giustamente) si ha scarso potere.

Es: Io voglio stare bene, io voglio vivere bene la mia vita,  quello che conta è il mio benessere, quello che conta è accettarmi per quello che sono, quello che voglio è essere felice, che io faccia le cose che mi rendono felice. Voglio essere tranquillo e rilassato e godermi la vita, punto e basta, voglio agire per il meglio per me, voglio agire la mia vita al meglio che posso per me, per quello che sento, per quello che voglio, per quello che mi fa star bene, punto e basta.  Scelgo ciò che mi fa stare bene, scelgo di pensare che i  miei pensieri siano giusti per me e che la vita sia rosea, scelgo di pensarlo per me per il mio benessere per vivere bene. Voglio pensare che io sia una grande persona, che il mio carattere sia ottimo e che la mia vita abbia uno scopo, può non essere vero per molti, ma questo è ciò che mi fa stare bene. Penso che i miei pensieri siano meravigliosi e che le mie esperienze siano tutte fantastiche, perché è quello che mi fa stare bene ed io voglio fare quello che mi fa stare bene. Voglio immaginarmi come un partner affettuoso, che fa molti piccoli gesti per l'altro, come un gran lavoratore come una persona che raggiunge i propri obiettivi, voglio impegnarmi giorno per giorno nelle cose che mi fanno stare bene, in quelle cose che riempiono le mie giornate di gioia e felicità, di tenerezza e di dolcezza.  Voglio essere felice perché voglio credere di meritarmelo, voglio credere di meritarmi il meglio da questa vita, perché è l'unico modo per essere felici. Voglio agire in questo modo perché è l'unico modo per essere felice. Voglio credere di essere al sicuro, voglio credere che intorno a me ci siano persone sane, stupende, voglio credere che la mia vita sarà meravigliosa e che me la potrò godere appieno, voglio credere che io sia desiderabile per un posto di lavoro, perché è l'unico modo per essere felice.

Come vi sentite dopo aver scritto una cosa del genere? A questo punto forse vi verranno in mente una serie di cose che potrete fare per portare avanti questi intenti, prendete le cose più piccole e insignificanti, che vi costano meno fatica e mettetele in pratica uno o più al giorno a seconda di come vi sentite, ma non forzate troppo. Mi raccomando, sempre piccoli passi! (Vedi post precedente)


Ciò che dovrete tenere sempre presente è CIO' CHE VI FA STARE BENE. Per esempio se siete convinti di non valere, di trovarvi in un mondo troppo difficile, una volta sfogato questo pensiero a dovere, vi renderete conto che non potete vivere bene portando avanti tali convinzioni. Vero è che la vita vi ha dato delle belle batoste e che il vostro pensiero è legittimo, ma in definitiva seppur legittimo non è un pensiero che vi conduce a vivere bene! Se il vostro obiettivo è stare bene vi renderete conto che l'unica strada è quella di pensare che valete e che la vita sia facile per le vostre capacità. Certo qualcuno può obiettare dicendo: "ma che senso ha credere qualcosa che non è vero al 100%?". Ma che senso ha invece consumare la propria vita credendo che tutto sia sbagliato, difficile e pauroso? Non c'è altro modo per essere felici che scegliere di voler credere che tutto della vita, il proprio passato, le proprie scelte, le proprie emozioni, le batoste, siano qualcosa di positivo. In realtà non abbiamo una grande scelta, se si sceglie di credere nel tutto negativo vivremo male, se scegliamo di credere in cose positive che ci fanno stare bene allora ritroveremo il nostro equilibrio. Voler vivere il positivo non significa eliminare il negativo, significa solo accettarlo come una fonte di crescita ma ci dobbiamo ricordare al contempo che ci meritiamo di scegliere le cose e le perone che ci fanno stare bene. Ogni scelta è giusta se ci porta a stare bene. 

Mi preme di ripetere, e lo so sono noioso, di non lottare mai contro il negativo, non cercate di cambiare i vostri pensieri negativi con la forza di volontà, ma lasciateli solo sfogare senza metterli in pratica. Dopodiché vi potrete concedere questi pensieri positivi intenzionali, non per soppiantare il negativo, ma per affiancarlo. Ogni conflitto con sé stessi è solo causa di malesseri, ricordatevelo sempre.

L'equilibrio comunque è sempre indispensabile. Queste flebo di buoni pensieri sono indispensabili alle persone in depressione, per equilibrare il loro stato emotivo, poiché in genere queste persone hanno scelto soprattutto il dovere ed è per questo che ora si ritrovano a stare così male.

Per coloro che invece hanno sempre scelto soprattutto il piacere, un po' di dovere non può che giovare, per non cadere nell'eccesso opposto. Ogni eccesso alla fine non fa star bene: anche coloro che hanno scelto l'edonismo, si renderanno conto che la loro vita non può funzionare se non imparano a prendersi dei doveri.

Grazie a tutti!!

martedì 4 dicembre 2012

Vai piano, ma vai!



Siccome ho molta fretta di arrivare, vado molto piano

-Napoleone Bonaparte-

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNfP6R0qdSLcxX2zeDjnO5yDdUXXue6U-6mhRSinJWugodWuDSQPke4gn-1uT9kvi2QD2D51RQMycf76J_2fMSM9G9pLdxLysf971bPwLOs_M25olcYrK2eNx3JCrt6o5ZbrHYsj8vgYQ/s1600/fune.jpgQuando si intraprende un cammino di crescita personale, o anche quando semplicemente si vuole migliorare qualche aspetto di sé, la prima cosa fondamentale da tenere in considerazione è la gradualità. Può sembrare un concetto banale, ma non lo è affatto. In genere o ci sono le persone che fanno troppo poco e se la prendono con un'esagerata calma e quelle invece che vorrebbero cambiare subito tutto e si sforzano a perdifiato per cambiare la situazione. Il primo tipo di persona sicuramente non andrà verso la risoluzione dei suo problemi, ma il secondo tipo di persona invece rischia di farsi molto male a livello psicologico. Le persone si meravigliano quando si ritrovano ad avere problemi dopo essersi sforzate di cambiare: "Io volevo solo cambiare, perché mi è successo questo?". 

Pensate al corpo, un corpo non allenato può reggere i ritmi di persone invece che si allenano tutti i giorni da anni? Ovviamente no, se l'allenamento non è graduale il rischio è di farsi molto male. La stessa cosa capita a livello psicologico, se avete portato avanti un comportamento per molti anni, pretendere da sé stessi di cambiare in pochi giorni è cosa assolutamente folle. Alcune persone riescono meglio a cambiare atteggiamento in poco tempo, ma queste sono evidentemente molto abituate a farlo da anni e il loro atteggiamento mentale è molto flessibile.


La stabilità e cambiamento sono indispensabili l'uno all'altra. Non esiste giorno senza la notte così non esiste il cambiamento senza la stabilità: in natura non esiste la stabilità assoluta o il cambiamento assoluto.

Ma un sistema psicologico sollecitato troppo pesantamente o troppo prematuramente rischia di andare a pezzi ed è questo quello che succede a quelle persone che sono spinte a cambiare in modo troppo repentino. 


Il metodo a mio avviso migliore è quello di fare una lista delle possibili cose che potremmo fare per cambiare in una direzione e scegliere di fare la più piccola e accessibile cosa che ci venga in mente. Se ogni giorno mettiamo in pratica un piccolo passo, ci troveremo dopo non molto ad aver percorso molta strada senza troppo stress. Se invece ci lasciamo prendere la mano e vogliamo fare il passo più lungo della gamba il rischio è solo quello di farci male. Spesso è controproducente avere fretta di arrivare al traguardo, come diceva Martin Luther King: "Salite il primo gradino con fiducia. Non occorre vedere tutta la scala, salite il primo gradino". Non ascoltate quelli che dicono che puoi cambiare la tua vita adesso se solo tu lo volessi, è una menzogna, è un'esca solo per attirare persone a comprare libri o ad andare a degli incontri. La forza di volontà è necessaria, ma alle giuste dosi, eccedere in tal senso significa solo cadere in preda dell'ansia e a stati psicologici molto dolorosi. Fare, ma non strafare. L'equilibrio si raggiunge oscillando da una parte e dall'altra, non pretendendo di stare perfettamente immobili, è necessario aggiustare sempre la propria posizione per rimanere in equilibrio, così come fa un equilibrista. 


Se ti dovesse venire l'ansia di arrivare in fretta, conceditela a livello di pensiero, scrivi e sfogala, ma non metterla in pratica.


La citazione di Napoleone, che come è noto era un grande stratega, nell'incipit del post, sta ad indicare che procedendo adagio saremo sicuri di arrivare, mentre correndo troppo c'è molta probabilità di avere dei problemi e di dover fermarsi per risolvere quelli prima di poter procedere, con Il risultato così che sarà arrivato prima quello che è andato con più calma.


Grazie a tutti!

martedì 27 novembre 2012

Concediti la depressione!

Le persone che aspettano che tutte le condizioni siano perfette prima di agire, non agiscono mai.
- Anonimo -



In questa sede non voglio definire con esattezza che cosa sia la depressione o perché ci si finisca. Mi preme invece di parlarvi della mia visione su questo argomento, sperimentata sulla mia pelle, che va a collidere però con molte correnti di pensiero psicologiche e probabilmente anche con l'idea di molti lettori. La base non è certo niente di nuovo, come potrete vedere, ma è stata la cosa più efficace che mi ha permesso di impadronirmi di nuovo della mia vita.

Ontologia

Ogni volta che ho letto libri, articoli e post, sull'argomento depressione molti autori di diverse scuole psicologiche puntano a far assumere il controllo dei pensieri alla persona, in modo da cambiarli, e nel frattempo cercano di farla agire il più possibile. Molti però finiscono dicendoti che la depressione è una cosa sbagliata perché i pensieri che hai sono sbagliati. Non voglio intraprendere battaglie ideologiche inutili e controproducenti, ma pongo soltanto una domanda: combattere una battaglia contro i propri pensieri porterà a cambiarli o ad esacerbare un pregresso conflitto con sé stessi? Sì perché ogni persona depressa di fondo non si ama ed è in conflitto con sé stessa. Si ritorna al paradosso: "Controlla i tuoi pensieri ma sii spontaneo" e onestamente continuo a non capire come mai molti continuino ad avvalersi di questo strumento oltremodo controproducente. Trovo anche incredibile pensare come si possa facilitare l'uscita dalla depressione continuando a trasmettere il messaggio "sei sbagliato, devi cambiare, sei in depressione perché in te qualcosa non va, devi sforzarti di cambiare, è tua responsabilità se ci sei finito". A mio avviso è proprio questo sequenza di messaggi la trappola numero uno che non fa uscire dalla depressione.


Verosimilmente una persona che finisce in depressione percepisce se stessa o il mondo esterno come sbagliati, sente di non andare bene, di essere spesso fuori luogo e per evitare questo diviene "iper-esigente" con se stessa criticandosi aspramente. La critica a sé stessi è solo un modo per cercare di spronarsi ad essere i migliori, pensando che così facendo cambieranno le cose, che ci si sentirà finalmente apprezzati e al pari con gli altri. La critica a sé stessi è solo un erroneo tentativo di risoluzione, che fa stare peggio e mantiene il problema. Ma qual è allora il problema maggiore per il quale si cade in depressione? Lasciate che vi dica senza troppe perifrasi che si tratta del giudizio sullo stato dell'umore. Tutti noi abbiamo passato momenti in cui eravamo colmi di pensieri poco belli, i quali però dopo un po' sono spariti da soli e hanno lasciato il posto al sereno.  Con il diventare adulti, e il conseguente aumento delle responsabilità, la società chiede di essere pimpanti, brillanti, sempre con il sorriso sulle labbra, di proiettare un'immagine vincente. Essere di cattivo umore non è ammesso. Ecco allora che fin da piccoli impariamo dai grandi che quel tipo di emozione è qualcosa di brutto e che andrebbe provata il meno possibile. Così pian piano maturiamo la convinzione che vorremmo disfarci della tristezza ed essere SEMPRE FELICI. Ma la felicità è una trappola, poiché NON E' POSSIBILE ESSERE ETERNAMENTE FELICI, tutto è fatto di alternanze, giorno e notte, inspirazione ed espirazione, ogni cosa e il suo contrario devono coesistere per natura. Ma no, noi esseri umani dobbiamo essere fuori dalla natura e dobbiamo essere solo ed esclusivamente felici! Permettetemi di dire: che assurdità! 


Alla fine la depressione permane perché abbiamo radicato in noi la convinzione che dovremmo sempre stare bene, che non dovremmo avere mai momenti GIUSTAMENTE E NATURALMENTE TRISTI. Una persona depressa ha pensieri negativi anche quando la situazione andrebbe bene solo perché non si è ancora permesso di elaborare una situazione precedente. Purtroppo vedo spesso scritto sui forum di discussione, in cui si parla di depressione, frasi tipo: "non lascerò che mi prenda di nuovo la malinconia", "non permetterò alla mia mente di farmi sentire triste", "non smetterò mai di lottare contro questi pensieri assurdi". Queste persone, convinte di fare bene, non si rendono conto che è proprio questo l'atteggiamento che non le farà mai uscire dallo stato depressivo. Lottare contro se stessi porterà mai alla risoluzione di un problema?


Quindi? Che cosa bisogna fare? Starsene con le mani in mano e subire questa condizione? Certo che no, non si tratta certo di subire si tratta di PERMETTERSI DI STARE CON I PENSIERI E LE EMOZIONI DEPRESSIVE QUANDO ARRIVANO, CONCEDENDOSI DI CONSIDERARE QUEI PENSIERI GIUSTI E NORMALI. Quando dei pensieri tristi si sono formati avevano un legame con le cose accadute, avevano un senso ed erano giusti, ma nel momento in cui abbiamo detto "no non devo pensare questo, sarò forte", ecco che questi pensieri hanno ristagnato ed hanno causato il disturbo della depressione. In altre parole la depressione è un modo della mente per cercare di far uscire coattivamente cose che dovevano essere espulse quando si presentavano. CONCEDITI VOLUTAMENTE I PENSIERI E LE EMOZIONI CHE GIUDICATE COME NEGATIVI ANZICHE' CERCARE DI CAMBIARLI, SONO PENSIERI GIUSTI ED HANNO UN SENSO, TU SEI GIUSTO ED HAI UN SENSO, SEI NORMALE. Sono quelli a dire che non dovresti stare così che non sono normali! Hai il diritto di avere pensieri malinconici, hai il diritto di avere pensieri di dispiacere, perché non concedersi i pensieri d'invidia e rabbia? Che c'è di male? Sono solo pensieri. Hai tutto il diritto di stare in depressione, anzi concediti tutti i giorni uno spazio dedicato ai pensieri depressivi! Comincia a considerarla come qualcosa di giusto, di naturale, perché così è! Difendi il tuo stato emotivo poiché è giusto e legittimo, non lasciare che siano gli altri a dirti come ti devi sentire! Il tuo stato emotivo è giusto e naturale, lascia che venga, accompagnalo, permettitelo ed esso sparirà! Con questo intendo che questi pensieri devono essere concessi, ma mai messi in pratica. Facciamo qualche esempio:

"E' inutile che cerchi lavoro, nessuno ha bisogno delle mie capacità, non ho molto da offrire e poi starei male ad ogni piccola critica in un mondo così competitivo, mi sento sbagliato/a, dovrei fare di più ma non ce la faccio". Bene, questo pensiero è assolutamente naturale poiché vi sarà capitato qualcuno che ripetutamente vi avrà sminuito, ferito e detto che non andavate abbastanza bene ed è normale che voi abbiate pensato questo. Sicuramente per evitare di imbattervi nella conferma che non eravate in grado vi siete rimproverati e avete cercato di dare il massimo, ma forse non è stato valorizzato ugualmente.  Concedetevi comunque di avere questo pensiero con tranquillità e dolcezza (ditevi proprio: me lo concedo) e permettete che venga fuori l'emozione che accompagna questo pensiero, provate a considerarlo giusto e legittimo (lo è) e per questo potete rilassarvi. Non avete bisogno di fare altro, solo questo tutte le volte che vengono fuori pensieri ed emozioni depressive. Vi renderete conto che il solo fatto di considerare legittimo questo pensiero vi da energia e che la carica negativa a poco a poco si va affievolendo. Questo significa permettersi il pensiero depressivo, senza cercare di cambiarlo, ma legittimandolo. Il vostro pensiero di inutilità è corretto, non è sbagliato, lasciate che venga, consideratelo oggettivamente legittimo ed esso sparirà da solo e sentirete di nuovo la voglia di andare a cercare un lavoro. Sparita la carica emotiva forte riuscirete ad usare la razionalità con molta più facilità, cosa che prima era invece difficile. Soltanto liberando la mente dai pensieri emotivi si riconquista il potere su sé stessi e per liberare la mente non bisogna fare altro che dare il permesso ai pensieri ed alle emozioni di scorrere, di esistere dentro di noi. Se invece vi dite "no, non dovrei avere questo pensiero o questa brutta emozione, perché ho sempre questi pensieri assurdi, dovrei sentire determinazione e voglia di fare", anche se andrete a cercare lavoro e vi sforzerete di compiere l'azione voluta, dentro di voi ci sarà questo conflitto interno e farete estrema fatica ad agire razionalmente, starete male, e poi finirete con l'arrabbiarvi con voi stessi perché state in quel modo. Rimane tuttavia vero che non si può sempre aspettare che le condizioni siano perfette per agire, perché si finirebbe con il non agire mai, un minimo di forza di volontà ci va comunque messa, sempre. 

rainbow city

Ogni volta che vi concederete uno spazio per il permesso sarete un passo fuori dalla depressione. All'inizio potrà non esser facile poiché è probabile che sia molto radicata la convinzione che i vostri pensieri siano sbagliati, ma vi assicuro che se vi concederete tutti quei pensieri che giudicavate sbagliati, con tranquillità e dolcezza, tornerete velocemente a quell'equilibrio che avevate perduto. Ripeto, uno dei motori della depressione è l'idea di non dover stare così, l'idea che le vostre emozioni e i vostri pensieri siano sbagliati. Cominciate a darvi ragione dei vostri stati emotivi, a volte bastano una manciata di minuti di "permesso",  per vedere dei grandissimi risultati. Con questo non dico che sarete sempre felici, che è impossibile, ma che i vostri stati emotivi riprenderanno ad alternarsi in un sano equilibrio, avvertendo però uno stato di benessere. 

Sono comunque validi consigli cercare di agire più che si può,  praticare attività sportiva, yoga,  vedere persone, curare il proprio aspetto e il proprio ambiente e fare tutte quelle cose che piacciono. Anche queste cose sono molto importanti perché aiutano a spezzare la catena del "dover essere", che è ciò che molto spesso conduce in depressione.  Fare tutte queste senza però concedersi uno spazio di accettazione delle proprie emozioni e dei propri pensieri risulta a mio avviso di scarsa efficacia e può risultare solo un ennesimo dovere paradossale: "devo divertirmi".


Mi auguro di cuore che questo articolo possa esser letto ed aiutare tutti coloro che si trovano in questa condizione. 


Come sempre i commenti sono ben accetti.


Grazie a tutti!