domenica 28 aprile 2013

Ansia da prestazione ansia "da comportamento" sessuale maschile




Purtroppo molti ragazzi/uomini soffrono di ansia da prestazione sessuale e da comportamento sessuale. Non c'è da stupirsi che questo disturbo risulti molto più presente nella società contemporanea piuttosto che in passato, poiché l'importanza data alla performance in generale e al sesso risultano molto più alti rispetto ad epoche passate e questo fa si che si instillino dubbi sulle proprie capacità personali in tale ambito.

Alla base del problema di ansia da prestazione sta sempre la preoccupazione circa la "sicurezza" di avere performance convincenti e la conseguente paura che giunga quel momento tanto temuto, il fallimento, ossia la perdita dell'erezione, che puntualmente, guarda caso, viene a verificarsi.
Questa assieme all'eiaculazione precoce sono forse le manifestazioni ansiose più diffuse, ma esiste un'altra forma di ansia sessuale, forse meno tenuta in considerazione in senso lato, che si lega maggiormente al comportamento sessuale da tenere, più che alla performance: la preoccupazione, in questo caso, riguarda la tematica del "comportamento adeguato" da tenere in ambito sessuale. Con questa definizione intendo che la persona si preoccupa di avere modalità e numero di partner "adeguati" a quello del gruppo di riferimento, poiché la sua preoccupazione per l'essere adeguato agli altri diviene tale da tentare di risolvere la situazione con modalità rocambolesche. Chiariremo meglio tra poco.
 

Talvolta incontriamo persone che ci fanno salire ansia da prestazione poiché magari le riteniamo esperte e navigate e ci sentiamo inferiori o magari perché ci sentiamo caricati di aspettative e finiamo con il non riuscire a goderci il momento sessuale, preoccupandoci della prestazione più che del piacere. Qualcuno tuttavia già dopo una prestazione meno esaltante, che può capitare a tutti, o a seguito di una critica finisce intrappolato in una ricorsività del sintomo, come mai?  
Tratterò i due disturbi separatamente e cercherò di fare chiarezza soprattutto sulle soluzioni al problema.

Ansia da prestazione sessuale: 

La preoccupazioni di base sono di non essere all'altezza del partner, di non riuscire a soddisfare le sue aspettative, o che si verifichi qualcosa "come quella volta in cui ho fatto cilecca", o in generale una preoccupazione che ci tenga legati alla prestazione.
Riporto un esempio tratto da La mente contro la natura, di Giorgio Nardone: Un uomo che fino a poco tempo prima aveva avuto prestazioni sessuali formidabili si trovava con problemi di erezione, le quali lo rendevano adesso tremendamente frustrato. Tale calo prestazionale è risultato essere la preoccupazione scaturita dalla lettura di un articolo in una rivista in cui si dichiarava che il maschio incorre in un forte calo della potenza sessuale in certe condizioni. Questo ha fatto sì che i livelli di attenzione sulla cosa si alzassero e che l'uomo cominciasse sempre di più a temere che tale circostanza si fosse verificata veramente e che la sua nomea di Don Giovanni andasse a naufragare. Cosa che adesso si andava davvero avverando, ma non certo per il calo del desiderio. Il problema è invece scaturito da tutte le manovre che la persona ha messo in atto per scongiurare tale cattiva premonizione.
Questo è solo un esempio per rendere l'idea di come la stessa sintomatologia, in questo caso la perdita dell'erezione, possa derivare da una infinita serie di cause, anche da un semplice articolo letto su un giornaletto dal dubbio valore. Per tale motivo concentrarsi sulle cause del problema talvolta ha poco significato ai fini della sua risoluzione: se il soggetto sia preoccupato perché la cosa deriva da valori familiari, da un giornale, o da un gruppo di amici, ha importanza relativa, ciò che mi preme è perciò indicare  come giungere ad uscire dal circolo vizioso instaurato e comprendere di conseguenza come non caderci nuovamente.

La via di uscita a questo problema risiede nella comprensione delle manovre messe in atto per tentare di scongiurare il problema, le quali però evidentemente non hanno funzionato. La mente si ostina a voler cercare la soluzione anche in modo non funzionale solo perché non ha ancora guardato poco oltre, non ha alternative. Per meglio riuscire a cogliere tali manovre e a far dischiudere idee su sentieri alternativo è necessario chiedersi "come posso peggiorare la mia situazione? Se volessi che la mia situazione peggiorasse che cosa dovrei fare? "

Spesso le cose che una persona con ansia da prestazione sessuale fa sono:  manovre prettamente mentali per cercare di scongiurare il problema, i tentativi di nascondere il problema per vergogna e paura del rifiuto, evitamento, messa alla prova. Tra le manovre mentali possiamo trovare il cercare di scacciare il pensiero molesto sostituendolo con forzati pensieri sessuali potenzialmente eccitanti e il mantenere l'attenzione vigile sull'erezione del proprio membro per tentare di rassicurarsi che tutto sia ok. La persona è completamente rapita dalla preoccupazione e dunque come potrà essere partecipe nel rapporto sessuale? Una persona che costantemente monitora lo stato della sua erezione e delle sue sensazioni finirà con il calmarsi o fomenterà ancora di più la preoccupazione che da un momento all'altro potrebbe verificarsi l'irreparabile perdita dell'erezione?
Anche il cercare di nascondere il problema per vergogna non fa altro che alimentare il problema, poiché colui che soffre di ansia da prestazione sa che l'altro si aspetta una certa performance e che quindi bisogna sforzarsi per avere una prestazione buona, con il risultato che finirà per confermare il  fallimento.
Nell'esempio sopra citato tratto dal libro di Nardone, il caso viene risolto ingiungendo al paziente di portare le sue conquiste a cena fuori in un ottimo ristorante, di curare molti dettagli nel corteggiamento e prima di andare a "consumare", dichiarare il suo problema. In questo modo anche se la persona avesse "fallito", l'altro era già stato avvisato e non ci sarebbe stata ulteriore vergogna e quindi non c'era alcun motivo per dover bloccare i propri pensieri molesti. Inoltre la ragazza dopo una serata di corteggiamento, si sarebbe sottratta più difficilmente alle lusinghe del Casanova. Ovviamente a seguito di questo stratagemma le notti dell'uomo sono tornate ad essere bollenti e non più frustranti, inoltre le ragazze a seguito di questi ottimi incontri hanno considerato quello di dichiarare una presunta impotenza sessuale, non come una cosa vera che in quel caso non si era verificata, ma come un'astuzia da Don Giovanni per esaltare ancora di più le proprie capacità sessuali!
Risulta evidente come a mantenere il problema siano state le tentate soluzioni che una volta neutralizzate hanno fatto in modo che la situazione si sbloccasse.

I tentativi di soluzione possono essere diversi come ad esempio evitare di avere rapporti per paura della figuraccia, cercare di produrre eccitazione sessuale attraverso l'abuso di materiale pornografico e la masturbazione o addirittura fare abuso di alcool o di droghe. In generale possiamo dire che i tentativi possono essere di evitamento, di controllo e di messa alla prova.

Molto utile è ancora una volta anche il metodo della scrittura (vedi postper approfondimenti); concedersi la preoccupazione, ossia buttare su carta tutte le proprie ansie, paure, frustrazioni, sopratutto per inibire il comportamento di messa alla prova, risulta di un'efficacia straordinaria. Questo fa in modo che nel momento in cui scriviamo smettiamo di cercare una soluzione al problema e sfoghiamo le emozioni di preoccupazione, che risulteranno sempre meno potenti e avranno meno potere su di noi nella misura in cui smettiamo di agire in funzione della preoccupazione.  

Ansia da comportamento sessuale


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Schermata 2013 04 05 a 19.51.19 205x300 Lansia da prestazione maschile e femminileL'ansia da "comportamento sessuale",  può essere indipendente o legata all'ansia da prestazione. Possiamo trovare persone che oltre all'ansia da prestazione presentano anche comportamenti che io definisco da ansia da comportamento. Come ho accennato sopra, le persone finite in questo circolo vizioso hanno il forte timore che il loro comportamento sull'ambito della sessualità non sia adeguato, non vada bene, per qualche motivo. Ovviamente tale tipo di malessere può verificarsi anche in altri ambiti della vita, come il lavoro, le relazioni interpersonali ed è un terreno seriamente scivoloso poiché la paura di non andare bene, di non essere adeguati, può far intraprendere percorsi tortuosi che conducono ad auto-ingabbiare il soggetto in una forte spirale di sofferenza. In entrambi i casi sia il sesso che il comportamento a questo legato sono vissuti non con spontaneità ma con la perenne paura di non avere un atteggiamento o una prestazione adeguati. I problemi appoggiano quindi sulla sensazione di inadeguatezza, ma provare un po' di inadeguatezza è normale in una società così fortemente orientata alla stressante performance, tuttavia ciò che mi preme illustrare in questa sede è perché il problema rimane persistente.

Come abbiamo visto con l'ansia da prestazione, anche per l'ansia da comportamento, il dubbio di non andare bene può esser stato instillato da una qualsiasi fonte, il problema sono però ancora una volta i tentativi messi in atto per scongiurare questa condanna di inadeguatezza. La persona può giungere veramente a fare di tutto pur di non sentirsi inadeguata e colpevole di essere tale fino anche a snaturarsi completamente.

Si può ben capire, come diceva Oscar Wilde,  come questo tipo di comportamento fatto con le migliori intenzioni, produca invece un disastro, facendo in modo che la persona si scavi la fossa con le sue stesse mani. Purtroppo le persone che entrano in questo circolo vizioso sono generalmente anche più diffidenti all'abbandonare i loro tentativi di risoluzione, visto che individuano come unica alternativa possibile a questo comportamento la condanna all'inadeguatezza. Da questa prospettiva, dunque, come si può accettare una tale condanna a vita?
La persona per sfuggire alla pena dell'inadeguatezza, potrà cominciare a forzarsi mentalmente per avere pensieri erotici, o pensieri positivi, si sottoporrà, anche in questo caso, a sessioni di pornografia e masturbazione, si metterà alla prova magari cercando di aumentare il numero di partner sessuali con prostitute o frequentando ambienti sessuali, non per piacere ma per cercare di risolvere il problema, si sforzerà di cercare qualcosa di sessuale ovunque il più possibile, cercherà di scacciare tutti i suoi pensieri che gli dicono di non avere certi comportamenti e instaurerà un'autentica battaglia con sé stesso, battaglia nella quale però non ci sarà mai un vincitore, ma solo sconfitti. Altrimenti, cosa che accade più spesso, si tende ad evitare qualsiasi contatto con le cose che fanno stare male. Anche l'evitamento non serve ad altro che ad alimentare il problema, poiché si evita solo ciò che è veramente pericoloso e dannoso, per cui confermiamo sempre di più l'impossibilità di riuscire ad affrontare un contesto sessuale. La persona si sente come se stesse letteralmente impazzendo ma non riesce ad uscire da quella gabbia auto-creata.

L'intervento di un terapeuta in questi casi è essenziale. In genere mentre la normale ansia da prestazione può essere risolta anche piuttosto rapidamente, l'ansia da comportamento richiede invece un lavoro più lungo, poiché si deve giungere alla neutralizzazione delle molte azioni che alimentano il problema, sia ad un livello mentale che pratico. Sebbene i tempi variano a seconda delle resistenze e da quanti meccanismi di risoluzione che non funzionano si sta mettendo in atto. Se una persona soffre sia di ansia da prestazione che di ansia da comportamento, sarà bene cercare di migliorare la situazione nell'ambito della seconda per poi lavorare in un secondo momento anche sulla prima. Procedere al contrario risulterebbe abbastanza inutile, considerato che con tutta probabilità l'ansia da prestazione è retta e derivante dall'ansia da comportamento sessuale.

Anche in questo caso bisogna partire con il far comprendere alla persona i tentativi fallimentari di risoluzione del problema e, uno ad uno farli abbandonare, partendo dal più piccolo e insignificante. Anche facendo comprendere che in un momento del genere l'astinenza da sesso può essere una strada risolutrice: come quando uno sportivo ha un infortunio, lo si cura e si risolve il problema per poi tornare a gareggiare al massimo. Altrimenti se l'atleta si ostinasse a gareggiare infortunato, non farebbe altro che confermare ogni volta il suo fallimento. Per tale scopo spesso le prescrizioni paradossali risultano molto funzionali. Per esempio prescrivere alla persona di fare uso della pornografia per 30 minuti al giorno, ma 30 minuti esatti, né un minuto di più, né un minuto di meno, fa sì che paradossalmente il sintomo vada calando. Inoltre è importante discutere con la persona circa l'argomento inadeguatezza per portarla a rivedere la sua posizione attraverso domande stringenti del tipo: "se lei vuole fortemente sentirsi adeguato, mi sa dire secondo lei quale è un comportamento adeguato e quale è uno inadeguato? Esiste un criterio inequivocabile per stabilire l'adeguatezza in un ambito come la sessualità?" Con molta probabilità la persona arriverà alla conclusione che non esiste un criterio inequivocabile per l'adeguatezza o inadeguatezza nel campo della sessualità. A quel punto bisognerà interrogarlo con una domanda tipo: "Se non è possibile stabilire un criterio inequivocabile crede che cercare soluzioni all'inadeguatezza produrrà certezze o ancora più dubbi e sofferenza?". La persona converrà di sicuro che cercare di risolvere la cosa in questo modo crea più sofferenza. Certo questo non basta a convincere la persona e sono necessarie prescrizioni ad hoc affinché possa smettere di cercare di risolvere l'inadeguatezza su una cosa su cui non si può stabilire un livello.

Anche in questo caso la scrittura ha un ruolo fondamentale poiché, scrivendo tutti questi pensieri che spingono ad azioni irrazionali,  si fa in modo da bloccare la messa in atto di tali assunti che spingono ad agire per calmare l'ansia. Finendo con l'indebolire il pensiero di inadeguatezza. Si porta così il soggetto a capire che per uscire dallo stato di ansia e dalla sensazione di inadeguatezza non si può fare altro che passarvici nel mezzo a livello emotivo: tentare di evitare o di costringersi a non vedere il problema porta solo a peggiorare le cose.

Il succo della faccenda è che bisogna accettare i propri stati emotivi e lasciarli fluire senza cercare di bloccarli o risolverli, perché, come già sottolineato spesso, non si fa altro che aggravare la situazione. In questo l'approccio strategico risulta essere tra i più brillanti e funzionali che io abbia visto e sperimentato in prima persona.

Per approfondimenti sulla terapie breve strategica si consulti: http://www.centroditerapiastrategica.org/

Grazie a tutti!

sabato 13 aprile 2013

Realtà o realtà costruita? Le profezie "autoavveranti e autosmentite"





Non esiste una realtà vera, ma tante realtà quante se ne possono inventare

- Oscar WIlde -



Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente immutabile

- Luigi Pirandello -

Come mai alcune persone riescono a cogliere dei lati della vita che noi non riusciamo a vedere e viceversa altri non riescono a vedere cose che a noi paiono lampanti? La risposta è di millenaria coscienza per la storia della filosofia: ciascuno di noi si crea una realtà attraverso un "autoinganno", il quale però è assolutamente inevitabile.  Una realtà concreta esiste, ma è sempre modellata da un ordine di idee e di mezzi. Anche la scienza stessa si basa sulle attuali tecnologie possibili: le onde che si propagano attraverso l'aria e permettono di riceve segnali e dati, "erano una realtà che non esisteva", fino ad un secolo fa, poi grazie all'invenzione di strumenti che reagiscono a questo tipo di onde, è stato possibile il loro utilizzo e sono divenuti una realtà. Lo erano anche prima, ma noi lo ignoravamo. Ne consegue che la realtà in quanto tale non può essere conosciuta se non con il filtro di un osservatore che interpreta ciò che vede in base a ciò che già conosce e riconosce come verità.
http://blog.miglioriamo.it/wp-content/uploads/2010/01/sensi-di-colpa.jpg 

A livello mentale allora tutto ciò che sono le mie convinzioni, pregiudizi e il background culturale, influenzeranno l'opinione che mi faccio di una certa cosa: non si tratta di un dato oggettivo ma di una realtà costruita! Si pensi allo spinoso argomento della morale: quanto ideologie religiose e di perbenisti hanno influenzato il nostro modo di vivere? Perché per esempio dover coprire certe parti del corpo? Quale realtà inventata c'è stata costruita sopra? Eppure la natura ci ha fatto in questo modo, perché dovremmo vergognarci, nasconderci? Tuttavia se vedessimo girare uno nudo per strada credo che ci scandalizzeremo in molti e lo giudicheremmo come uno non molto in senno e verrebbe subito fermato dalle forze di polizia. Eppure che cosa stava facendo di male oggettivamente? Faceva violenza a qualcuno? Limitava la libertà degli altri? No, semplicemente non aveva vestiti addosso, era come la natura lo ha creato, ma un ordine di idee diviene una sovrastruttura imperante sulla quale la realtà si modella, anziché avvenire il contrario.

L'argomento è molto ampio e non intendo soffermarmi su come si costruiscono le opinioni, stereotipi o pregiudizi, basti dire che, soprattutto in quest'epoca riceviamo una serie di informazioni veramente alta attraverso i vari canali mediatici e le varie persone, se le considerassimo tutte usciremmo veramente di testa. Tuttavia operiamo una selezione. Accade anche che si creino conflittualità di pensiero e grossi dubbi proprio a causa del bombardamento di informazioni, ma sui conflitti e dubbi rimando agli altri vari post in cui l'argomento è trattato con più largo respiro.

Tornando alla creazione della realtà: la convinzione che qualcosa si verificherà nella vita, farà in modo che questa convinzione si compia e si concretizzi e questo può avvenire sia in senso costruttivo che distruttivo. Se una persona, ad esempio, è convinta di non essere attraente, si comporterà in modo da risultare veramente non attraente, magari lasciandosi andare all'incuria, isolandosi, evitando di dichiararsi quando si sente attratta da qualcuno o irritandosi appena si parla di bellezza fisica. Ne consegue che avrà creato attorno a sé la conferma che è veramente non attraente poiché le persone tenderanno ad allontanarsi e la persona allora potrà dire: "ecco la conferma che non sono attraente", non rendendosi conto che sta costruendo con le sue stesse mani questa realtà, con le sue azioni, prima che con le sue convinzioni.

Prendiamo invece questo esempio tratto dal libro Zero paranoie, di Fabio Gherardelli (Mondadori, 2012). Un ragazzo molto timido si reca da un mago veggente per sapere se mai arriverà una persona giusta per una relazione d'amore nel suo futuro. Il mago riceve il ragazzo in un ambiente molto suggestivo creato appositamente e, dopo la consultazione di sfere di cristallo e carte premonitrici, afferma che senza ombra di dubbio le previsioni dicono che lui incontrerà la persona con la quale si sposerà nel corso dei prossimi tre anni. Il giovane anche se non crede troppo nella cartomanzia si augura che questa previsione sia vera, così sperando che questo accada sul serio comincia a mettersi in moto: frequenta locali pieni di gente, cosa che prima non faceva, quando conosce belle ragazze si interroga : e se fosse lei quella giusta? Così si fa coraggio e le invita ad uscire con lui, alcune rifiutano, ma altre accettano. Finendo sul serio per trovare quella giusta.

Se il mago avesse detto lui che non l'avrebbe mai trovata, pensate che il timido ragazzo si sarebbe lanciato in questa ricerca? Forse no o sicuramente con meno vigore! Il merito ovviamente non va al mago ma al ragazzo che ha saputo andarsi a prendere ciò che cercava. Ma il potere di tale profezia è servito sicuramente da spinta alla sua realizzazione. Ecco che agire "come se" una cosa fosse vera, la fa avverare! (Vedi il post sul "come se")

Detta con Goethe: " Se tratti una persona come se fosse ciò che dovrebbe e potrebbe essere, diventerà ciò che dovrebbe e potrebbe essere". Non c'è bisogno di usare parole, solo l'atteggiamento di una persona verso l'altra ne influenza significativamente il comportamento di risposta.

Attenzione, questo procedimento funziona sia con la realtà esterna che con la realtà interna! Se io sono convinto che le mie idee siano inadeguate e comincio di conseguenza a reprimere e cercare di cambiare la mia spontaneità, quale immaginate che sia il risultato? Otterrò di sentirmi adeguato o mi sentirò ancora di più inadeguato e bloccato?

Chi inizia la giornata dicendo che sarà una giornata orribile, probabilmente farà in modo che questo si concretizzi, perché è facile che quella persona si porrà nelle cose con nervosismo, intolleranza e umor nero, facendo in modo che anche gli altri abbiano una risposta sui toni di questa modalità!



La mente è poi così brava da fare in modo che se anche la profezia non si avverasse, sarebbe vera comunque! Eh sì cari lettori, queste convinzioni non solo si autoalimentano con le conferme, ma anche le smentite stesse diventano conferme! Come è possibile questo? Ancora grazie ad un sapiente uso degli autoinganni e a quella che Festinger chiama dissonanza cognitiva. Questo appellativo altisonante, detto in parole povere altro non è che quel meccanismo che fa interpretare la realtà avvalorando le nostre convinzioni, per non mettere in crisi il nostro ordine di idee costituito. Un esempio celebre è La volpe e l'uva di Fedro: poiché la volpe non riesce a raggiungere l'uva, questa pensa che l'uva deve essere acerba, non mette in crisi le sue idee sulle sue capacità atletiche o sulla sua intelligenza nel problem solving. Questo meccanismo è anche un bene se ci pensate, altrimenti dovremmo essere tutti costantemente in crisi! Tuttavia spesso diviene un problema nella misura in cui la realtà viene fortemente distorta o quando si erige a  barriera, rallentando il cambiamento: impedisce altresì di rendersi conto di ciò che realmente sarebbe bene migliorare. Se la realtà risulta diversa dalla convinzione si trova il modo per aggiustare la realtà, non mettere in dubbio la convinzione! Se un individuo infatti pensa di non essere in grado di socializzare e si ritrova invece a legare con qualche persona, la spiegazione data sarà probabilmente che queste sono eccezioni, dovute alle capacità altrui, non considerando che anche lui stesso ha impiegato forze per far sì che ciò avvenisse. Per cui la sua convinzione è comunque confermata.

Per uno sguardo ulteriore sulla dissonanza cognitiva rimando all'interessante articolo del Dr. GiuseppeSantonocito.

Ma attenzione la qualità della nostra vita non sarà determinata da quanti autoinganni abbiamo, ma dalla loro funzionalità! Come dicevo all'inizio di questo post l'autoinganno è inevitabile e fa parte della vita, ma bisogna imparare ad esserne consapevoli e a gestire quelli che ci sabotano la vita. 


Alcuni tipi di terapie puntano a rendere la persona più consapevole e in genere sono terapie molto lunghe, altre terapie sono più improntate alla soluzione e fanno agire la persona in modo da rendersi consapevole attraverso un'azione diversa dal solito. Ricordiamo che se continuiamo ad agire sempre nello stesso modo, otterremo sempre gli stessi risultati.



Grazie a tutti!

domenica 7 aprile 2013

Imparare a rilassarsi con i propri film mentali




- In coscienza, non so dire se la situazione sarà migliore quando cambierà; posso dire però che deve cambiare se si vuole che diventi migliore -

Georg Lichtenberg

Per prima cosa ricorda: I pensieri sono solo pensieri! Positivi o negativi che siano sono solo pensieri! Sembra semplice no? In realtà non è così per molte persone che si perdono nella battaglia contro i loro pensieri negativi. Accettare il positivo è facile per tutti, ma i problemi sorgono sempre con i pensieri negativi, pregiudizi, paranoie, paure  e quanto altro ci possa limitare nella nostra vita, quelli non li vorrebbe nessuno e si farebbe di tutto purché essi non si riaffaccino alla nostra mente. Ecco che ci mettiamo ad elaborare strategie di controllo dei pensieri, li reprimiamo, ci riempiamo di farmaci  o di droghe per non avvertire quel senso di disagio che questi pensieri ci fanno percepire. Ed ogni volta che lo facciamo è come se ribadissimo che una parte di noi non va bene! Qualcuno potrebbe contestare: "ma come faccio a sapere che cosa agire? Seguo semplicemente quello che la mia mente dice". Vero, ma in realtà già adesso non metti in pratica tutto quello che ti passa per la testa, ma sicuramente farai una scrematura di quello che è attuabile e quello che è bene non fare. Ritorno su un esempio che ho portato in altri post: quante volte avreste voluto mandare a quel paese il capo? Lo avete fatto poi? Ovviamente no per le conseguenze legate a quell'azione. La questione non è affatto diversa! Se una persona si rinchiude in casa perché si sente sola. conferma sempre di più a sé stessa che non è in grado di uscire e di fare una vita come la fanno gli altri. Quali conseguenze pensate ci siano a questo comportamento? Non mi dilungo ulteriormente sulla questione che ho già trattato in altri post.

Ho raccomandato spesso di scrivere i pensieri negativi, lasciarli sfogare in degli spazi di scrittura, oppure in dei momenti ben precisi creati per concedersi emozioni e pensieri turbinosi. Ma quando questo non è possibile? Come possiamo non farci riprendere dal turbinio di questi pensieri ricominciando a metterli in pratica nel nostro quotidiano quando non abbiamo la possibilità di scrivere o ritagliarci quei 20 minuti di sfogo? 



Dobbiamo imparare a rilassarci anche nel mezzo del turbinio dei pensieri, dobbiamo imparare a stare con essi, senza cercare di volerli scacciare o mandare via! All'apparenza può sembrare una cosa difficile, ma in realtà non lo è così tanto, specie se siete già un po' pratici degli esercizi di scrittura, è solo una questione di pratica. Basterebbe che teniate a mente quello che ho scritto all'inizio di questo post! Sì che i pensieri sono solo pensieri e che la mente ha sempre bisogno di produrre pensieri è normale e giusto che ci siano. Perché doverli seguire? Perché dover entrare in uno stato di allerta per dei semplici pensieri? Perché farsi rovinare la vita? Ricordati che anche combatterli è validarli, gli conferiamo un grande potere! 

In cuor nostro sappiamo quando dei pensieri sono eccessivi e distorti: eccessiva paura delle malattie, per l'igiene, paura di sbagliare, pregiudizi infondati. Spesso ci diciamo: "Ma io la sento così, che ci posso fare?". Sembra paradossale, ma la soluzione è già insita in questa domanda, se tu non facessi assolutamente niente e lasciassi che quel pensiero si sfoghi senza metterlo in pratica, smetteresti di sentirlo, quindi la soluzione è appunto: non fare niente con quel pensiero, lascia solo che arrivi e se ne rivada! Rilassati, non succede niente, è solo un pensiero!

Come sempre va portato nella pratica questa cosa: quando vi accorgete che dei pensieri turbinosi e bloccanti arrivano, bene lasciateli venire, anzi, trovate situazioni concrete che stimolino questi pensieri, ne basta una piccola, ma fatta spesso, e quando questi pensieri immancabilmente arrivano, lasciateli venir fuori, non bloccateli, lasciate che vi affollino la mente, lasciate che vi chiudano lo stomaco, rilassatevi mentre tutto questo succede, ricordati che è solo una suggestione della mente, all'esterno non sta accadendo niente, per questo assisti a questo guizzo mentale come si assiste ad un film: può farti commuovere, ma sai che è sempre un film, non sta accadendo realmente! 


Non importa quello che hai fatto finora, il passato è passato e non si cambia, concentrati sul presente poiché da quello dipende il tuo futuro!



Piano piano imparerete a saper riconoscere pensieri che vanno seguiti da quelli invece che vanno lasciati sfogare. Tutto rimane sempre legato all'azione. Quello che agisci fa la differenza nella tua vita, non quello che pensi! Attenzione, l'azione può avvenire all'esterno ma anche all'interno: per esempio possiamo decidere di accogliere o di censurare dei pensieri. Molti sostengono che bisogna cambiare prima il modo di pensare per poi agire, io, e non solo io credetemi, sostengo invece che sia la scelta del nostro comportamento che determina la qualità, la bellezza, la bontà della nostra vita e di conseguenza quella dei nostri pensieri. E ricordatevi che ad ogni azione corrisponde una conseguenza che può determinare un circolo vizioso o un circolo virtuoso.

Un piccolo esercizio pratico da eseguire ogni volta che vi sentite pieni di pensieri stressanti, paure, pensieri ricorrenti, rabbia, moralismi eccessivi, tristezza. Mettetevi seduti comodi, fate tre respirazioni lente e profonde, rilassate il vostro corpo durante queste tre respirazioni. Chiudete gli occhi se volete, se no lasciateli aperti, come preferite. Rilassate tutto tranne una cosa, la vostra mente. Non cercate di quietare i pensieri, anzi, tendente la vostra mente ancora di più, concentratevi su quello che la mente vi dà: magari le ansie del momento, le paure, le situazioni stressanti, i problemi, le delusioni. Andate incontro a questi pensieri nel modo più ravvicinato possibile, pensate quei pensieri turbinosi e intanto tenete presente che voi dovete soltanto stare a guardare tutto ciò che vi succede in testa dovete dare sfogo alla vostra mente,  ricordatevi è una parte di voi come lo è un braccio, ma non siete voi!  

Guardate cosa fa la vostra mente, tendendola ancora di più verso questi pensieri che vi deprivano di energia e vitalità. Ricordati la mente fa così, ma non sei tu, è la tua mente, lasciala sfogare così come lasci sfogare il corpo che ha mangiato cibi sbagliati. Cosa succederebbe al tuo corpo se non evacuassi le scorie specie quando stai male? Ovviamente peggioreresti le cose e staresti ancora più male! La stessa cosa avviene con la mente! Non si sa come mai ci hanno sempre invece insegnato a trattenerla, a controllarla. Se non diamo  alla nostra mente modo di sfogarsi in un suo spazio, peggioreremo le cose e non ci libereremo da quelle "tossine mentali" che stanno intasando la nostra mente sempre indigesta di pensieri. Non fate durare l'esercizio più di venti minuti. Magari ripetetelo più volte al giorno, ma ogni volta non superate i venti minuti. Se invece hai pochissimo tempo, bastano anche solo 5 minuti, magari ripetendo l'esercizio diverse volte al giorno.


 

Rilassatevi dunque con i vostri film mentali e lasciate che essi si proiettino nella vostra mente e scegliete di agire quello che a mente lucida considerate buono per voi, ma vi prego, da un secolo abbiamo capito che il treno del famoso film dei fratelli Lumière non esce dallo schermo, non fate come quegli spettatori, che si lasciarono 
prendere dal panico credendo che ciò che era proiettato fosse la realtà!



Grazie a tutti!